Sembra incredibile, ma non lo è.
Tutto capitò una mattina di tanto tempo fa, il sole era
tiepido e il mare liscio come l’olio; remavo piano con due lenze a mare, quando
una s’inchioda come se avesse incocciato su roccia…
mollai i remi imprecando un po’, così, per non lasciare
nulla al caso;
presi la canna in mano, piegata in due dallo sforzo, per capire
quale ostacolo avesse incontrato: ramaglie, tronchi, pietre, ogni sorta di
relitto: ma ho sentito cedere e provai il recupero lento: piano, piano per evitare
strappi.
A qualche metro dalla barca vidi l’ostacolo aggrappato
sull’esca, impegnato nella lotta contro questa forza ignota che lo trascinava in superficie: un polpo!
Mentre avvicinavo il salaio la canna si spezzò: era troppa
la tensione; col moncherino di canna ancora in mano e le imprecazioni che
scivolavano dolcemente sulle acque immobili, avvolsi il salaio sulla sua sagoma
scura e lo issai a bordo.
Il mio viso si distese in un sorriso… non era lui che volevo: volevo la seppia.
Lo misi nel secchio e cominciai a parlare con lui: beh, più
che un parlare era una sgridata:
cosa ci faceva laggiù, come faceva ad essere così zuccone da
avventarsi su un gambero finto, cosa pensava di mangiare da quel finto boccone
di plastica…
e mentre parlavo, lui, uscito dal secchio, si muoveva sulla
barca come fosse sua; scivolava sui paioli, sino alla prua, per poi tornare
verso di me: boh, forse non m’ascoltava e cercava soltanto la via per tornare
al suo mare.
Mentre gli parlavo,
ripristinai alla meglio quel che restava della canna e la rimisi in pesca; fu
allora, nel momento in cui mi rigirai verso l’amico, che mi accorsi di una
macchia scura sul bordo del gozzo;
misi gli occhiali per vedere meglio:
ca…voli! Due numeri ed
una figura, sul fondo bianco del bordo… 61 e la figura di un asino con la parrucca…
6 1
Dopo un po’ riuscii a comprendere: il polpo mi stava
prendendo in giro: sei un ase!
Sino ad allora mi ero imposto di non prelevare più di un
polpo all’anno e non perché non mi piacessero, anzi, sono buonissimi: belin,
faccio una insalata di polpo che mette i tentacoli da quanto è buona…
semplicemente perché sono simpatici e ritengo siano anche
molto intelligenti;
pensa che una volta, mentre facevo apnea, mi sono trovato
faccia a faccia con un polpetto (octopus vulgaris da non confondere con octopus
macropus la polpessa); era nei pressi della sua tana e lui, spaventato,
arretrava verso di essa; arrivato quasi all’ingresso, con due vette, ha tirato
su un sasso piuttosto piatto e ne ha fatto uno schermo, uno scudo,
appoggiandolo poi sui bordi della sua tana, come fosse il portoncino. In quel
momento, dalla mia bocca, entravano e uscivano pescetti da tanto era aperta; ho
bevuto anche un sacco, perché ho tirato una boccata d’acqua: che pesce!
Da quella mattina ho deciso che li avrei sempre rilasciati
(gli octopus vulgaris).
Mentre si allontanava dalla barca, mi sembrò che
salutasse, ma forse era solo un vaffanculo. Come dargli torto.
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