venerdì 13 luglio 2012

INCONTRI 3: PENSIERI

è bello cenare in spiaggia. Un pezzo di pizza, una bottiglietta d'acqua e puoi scendere al mare. C'è ancora un sacco di gente... molta comincia a rivestirsi perchè ha concluso la sua giornata balneare, altra resta a godersi quello che mi appresto a godermi io: un tramonto di luglio. Un tuffo, una nuotata giusto per ricordarmi che so stare ancora a galla senza braccioli, da qui a lì, non di più, perchè più in là ci sono gli squali suini, i barracuda, le meduse, i granchi palombari mordichiappa (specie autoctona di Pilumnus hirtellus evoluto) e non ho voglia di fare incontri senza la forchetta tra le mani... un tempo ero bravo a cacciare squali suini, a gustarmi, dopo il bagno, una meritata gelatina tutti gusti marini di medusa bianca e blu: oggi non più, non ho più fiato, l'ho perso lungo la strada... fssssshhhh... valvole difettose. Una doccia terribilmente fredda che mi verrebbe da urlare, ma invece m'impongo di 
far finta di niente e mantenere un contegno, conclude la parte dedicata alla attività fisica e finalmente mi sdraio. E' ancora presto per la cena. Mi asciugo al sole e comincia il viavai dei pensieri... arrivano da chissà dove, attraversano il mio cervello ed escono: come bolle di sapone si staccano e volano via; variopinti, opachi, luminosi, piccoli, grandi prendono il volo e scappano; quelli che scoppiano appena usciti, rientrano, si danno una sistemata e poi ripartono, generalmente quelli un pò più tristi;  gli altri si allontanano spinti dal vento. Uno lassù, mi sembra il ventiquattresimo, voglio bloccarlo: non voglio che si allontani, voglio tenerlo perchè mi piace. Prendo il quaderno e schizzo quel pensiero, una immagine in realtà, che mi ha incuriosito: un mondo arrabbiato, con qualche pianeta e qualche satellite... veloce, veloce. Lì a fianco, un altro che si adatta all'immagine appena disegnata: prendo anche quello: una casa cariata, affascinante; con i suoi merli sul tetto e le stanghe di castagno a sorreggerla. Strutturalmente un pò precaria, ma è un pensiero desolato che mi piace: il traballante, spesso, è necessario almeno quanto la stabilità.


Ad un tratto mi trovo in ombra: una eclissi!?
Mi volto per capire il motivo del cambio di luce e scopro questo tipo in piedi tra me e il sole: non ci sono andato distante con la prima idea: accidenti, avevo bisogno di sentire sul corpo quegli ultimi raggi di sole e invece, sto tipo s'impianta saldo nella sabbia e non si muove più. Succede... ne ho approfittato per cenare. Con la schiena appoggiata al muretto mi sono gustato la mia pizza al taglio, guardando l'eclissi da un'altra angolazione. Finalmente si è mosso e l'ultima luce del giorno è tornata: si è diretto verso la crio-doccia e... ha ballato sotto la pioggia di cubetti di ghiaccio; se non avesse causato la eclissi non mi sarei accorto della sua presenza in spiaggia e mi sarei perso quella meravigliosa danza. 



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